Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.
[Inferno, Canto I, 10-12]
Simona Rapello si inoltrò nel bosco di Frassineto Po nel maggio 2011: un momento cruciale e critico del suo percorso artistico e personale, legato all’urgenza di una presa di coscienza sulla propria identità.
Qui, mentre la luce del pomeriggio lasciava posto a quella della sera, scattò una serie di fotografie e lo fece in movimento: una cifra sostanziale della sua produzione espressiva, che verte attorno al concetto di moto.
Le immagini catturate dall’obiettivo dell’artista, infatti, scoprono – dapprima in modo non programmatico, poi coscientemente – le caratteristiche del “movimento”, quale cambiamento di posizione di un corpo in funzione del tempo, come assenza di quiete e fibrillazione dello spirito.
In uno scatto realizzato nel 2010 a Venaria Reale, il moto si riassume in una bimba che, con le braccia alzate e la testa abbandonata, iscrive nell’aria un gesto libero e incondizionato, danzando con uno zampillo d’acqua.
Nella serie fotografica Travel Notes del 2013, invece, il moto è sia nello spostamento dell’artista che – in viaggio – rileva frammenti non visti di bellezza discreta e sublime abbandono, sia nella sequenza di immagini e in ciascuna di esse.
Nel 2014 Simona Rapello ha maturato la consapevolezza di cui necessitava; oggi il bosco di Frassineto Po – tagliato nell’ottobre 2011 – non esiste più e non esistono neppure oltre 100 scatti originali di In the woods. Di essi si conservano solo tre immagini, simili a vapori e ombre evanescenti, presentate nel 2013 ai Magazzini del Sale a Venezia nella mostra collettiva S.a.L..E. Docks Open#6 e ora esposte alla Fabbrica del Vapore a Milano.
Le opere di In the woods sono dunque rimaste a testimonianza di una fase fondamentale dello sviluppo espressivo di Simona Rapello: simulacro di un luogo e di un momento attraversati dall’artista e ora appartenenti al suo passato.
Chiara Costa