“Movēre”: il verbo latino indica un moto fisico, ma anche spirituale, al punto che all’epoca caratteristica dell’oratore capace si identificava nel saper muovere, a parole, le corde nell’animo della platea.
L’opera fotografica di Simona Rapello verte attorno al concetto di movimento, dapprima in modo non programmatico, poi coscientemente.
Le immagini catturate dall’obiettivo dell’artista con abilità fluida non indagano, ma scoprono naturalmente le caratteristiche del “moto”, quale cambiamento di posizione di un corpo in funzione del tempo, come assenza di quiete e fibrillazione dello spirito.
In uno scatto realizzato nel 2010 a Venaria Reale, il movimento si riassume in due scarpe rosse da bambina: una bimba che, con le braccia alzate e la testa abbandonata, iscrive nell’aria un gesto libero e incondizionato e, danzando con uno zampillo d’acqua, si dimostra in essenza più limpida dello stesso.
Nella serie fotografica di Travel Notes (2013), il moto è sia nello spostamento dell’artista che – in viaggio lungo l’Italia – rileva frammenti non visti di bellezza discreta e sublime abbandono, sia nella sequenza di immagini e in ciascuna di esse. Lo sciabordio dell’acqua, il ruotare di ombrelli aperti verso il cielo ad abbracciare vento e pioggia, la tensione dei tralicci al calar della sera, l’allungarsi delle ombre su magazzini vuoti e la corsa sospesa di carrelli senza scopo.
Appunti rubati da un’agenda e strappati all’appassire delle cose, decadente metamorfosi provocata non dal tempo, ma dalla trascuratezza a cui si abbandona l’uomo, dimentico di sé e del desiderio di dignità che gli pertiene.
Chiara Costa